Dal 2006

La storia di ALESSIA

L’associazione è dedicata ad Alessia Mairati, ragazza sedicenne partita per uno scambio studentesco verso l’Ecuador con un grande sogno nel cuore: aiutare i bambini indigenti e bisognosi. La povertà, la bellezza del Paese sudamericano. Un coma, un sogno, delle visioni di color giallo. La ripresa della conoscenza, il rientro verso l’Italia e, un tragico incidente aereo. Un unico obiettivo: proseguire il sogno della ragazza. Questa è Casa Alessia, questa è la storia di Ale.


La vita di Alessia è raccontata dal padre Giovanni

Primo

Novemilaottocento chilometri

La vita di Alessia è incredibilmente bella: una favola. E, di giorno in giorno, si arricchisce di pagine colme d'amore. Nel 2003, Alessia, appena sedicenne, vinse una borsa di studio offerta ai figli dei dipendenti della Barilla (la mamma Paola, infatti, in quel periodo lavorava nello stabilimento di Novara).
Questa borsa di studio permetteva, tramite Intercultura, di trascorrere un anno scolastico all'estero, in un paese a scelta. Alessia, da amante dei luoghi con usi e costumi diversi dai nostri, scelse l'Ecuador: uno Stato povero, con molti problemi, ma proprio questo per mia figlia era un motivo più che valido per andarci.

01
02
Secondo

Destinazione Quito

I giorni e i mesi a venire trascorrevano sereni. Alessia mandava e-mail nelle quali raccontava la sua “nuova” vita, le amicizie, le usanze tanto particolari di quel paese; e poi ci raccontava il problema dei bambini di strada, delle visite fatte in un orfanotrofio femminile, della povertà e della disuguaglianza.
In lei era nato un forte desiderio: fare qualcosa per i bambini sfortunati. Nelle sue e-mail, oltre a raccontare come trascorreva il suo tempo di studentessa all’estero, c'era sempre spazio per immaginare quello che avrebbe voluto fare “da grande”.

Terzo

Posta elettronica

Alessia scrive a casa, scrive tanto: la posta elettronica è uno strumento indispensabile per tenerla unita a casa e trasmettere i suoi pensieri ed il suo umore.

«Voglio studiare qualcosa che mi permetta di aiutare questi paesi del terzo mondo. E’ un progetto che ho in testa, non è un castello fatto con le carte da gioco, è qualcosa di concreto, qualcosa che voglio fare seriamente». «Oggi sono andata in un orfanotrofio femminile. Da quando sono uscita di lì mi sento piena d'amore, di affetto, come se queste bimbe mi avessero ricaricato le pile e ugualmente depressa. Sono piccolissime ma sicuramente più grandi di me. Hanno veri sentimenti, provano amore per qualsiasi cosa... sono fuori da quel posto ma il mio cuore è rimasto lì. Vivo in una realtà difficile… è la triste realtà del paese che sempre più mi sta rubando il cuore. Voglio fare qualcosa nel mio piccolo... e lo farò...ho in mente un progetto che però deve essere realizzato»

03
04
Quarto

Coma improvviso

Il 10 giugno 2004, vengo informato telefonicamente che Alessia ha avuto un problema di allergia ed è ricoverata in ospedale a Quito. Chi mi telefona purtroppo non sa darmi ulteriori notizie sulla gravità della situazione. A quel punto, io e mia moglie Paola decidiamo di partire immediatamente per l'Ecuador, dove arriviamo il 12 giugno 2004.
Entrati in ospedale, troviamo Alessia in sala rianimazione: non vede, non sente, non si muove, non parla. I medici ci dicono che aveva subito uno shock anafilattico ed era stata in coma. Riuscì a uscirne e per fortuna era fuori pericolo. Lo shock si manifestò in macchina con suo “fratello” ecuadoriano, il quale le ha fatto la respirazione bocca a bocca e poi l'ha portata in ospedale. Quando sentii ciò mi dissero anche che per salvare una persona da uno shock anafilattico ci voleva ben altro.

Quinto

"Sogno" Giallo

Durante la degenza post-coma, giorno dopo giorno, si manifestavano piccoli miglioramenti. Era un ritorno alla vita. Alessia, raccontò di aver visto, durante il coma, una luce gialla intesa e di aver provato un senso di benessere incredibile. Vide anche delle persone, con i capelli lunghi e biondi, che pregavano vicino a lei. La sua bisnonna le aveva parlato dicendole che quello non era il suo momento, che doveva tornare indietro.
Oltre a queste “visioni”, ci raccontava anche cose che a quel momento non avevano senso. Nel “sogno” aveva visto il suo funerale: era un funerale allegro e la gente batteva le mani. Si ricordava di aver visto diverse bare e disse "...e tu mamma non c'eri".

Alessia tutte le mattine faceva la Comunione, anche se prima di quest’esperienza, non era molto praticante. Mi chiedeva di portare i fiori gialli alla Madonna nella cappella dell'ospedale. Poi voleva braccialetti, collane e orecchini tutti gialli. Era come se il giallo, colore della luce, era diventato il suo colore. Ale era diversa, non era la figlia che conoscevo. Soffriva, ma sempre con il sorriso sul volto.
Ricordo di averle detto che, quando sarebbe tornata a casa, avrebbe dovuto scrivere un libro sulla sua esperienza e che avrebbe potuto intitolarlo "La luce dell’Ecuador".

05
06
Sesto

Disastro a Panama

Il 28 giugno 2004 sono tornato in Italia per lavoro e organizzare il rientro di Alessia, che in quel momento era ancora in ospedale curata della mamma Paola, tramite un volo in aero ambulanza.
Il 2 luglio, l'aereo parte da Quito, e fa scalo tecnico a Panama. Terminate le operazioni necessarie, il velivolo riparte verso l’Italia, ma durante il decollo, l’aereo ha un incidente e si schianta contro un hangar. Muoiono sette persone, tra le quali mia figlia Alessia e mia moglie Paola.

Settimo

Il sogno deve continuare

Il 10 luglio è stato celebrato il funerale: era una funzione allegra. Durante la celebrazione le musiche erano di gioia, le campane suonavano a festa, la gente applaudiva. Al funerale c’ero io e la sorella di Alessia, Chiara, ma non la mamma Paola! Tutto questo mi ha dato una forza e una fede incredibili. Le email di Alessia, sono diventate per me un testamento morale che voglio e devo onorare. Tutto quello da ora in poi avrei fatto sarebbe stato in nome e per conto di Ale. Anche se non sapevo quale poteva essere il risultato delle mie azioni, ero convinto dal fatto che lei aveva già visto durante il coma. Così alcuni amici, nel 2006 decisi di fondare un’associazione denominata “Casa Alessia onlus” il cui scopo iniziale era quello di donare una casa in Ecuador dove ospitare i bambini senza tetto.

07
08
Ottavo

Verso il Burundi

Purtroppo, alcune difficoltà burocratiche e logistiche ci impedirono di acquistare la struttura nel Paese sudamericano.
Nel 2007 conobbi il signor Piola, titolare di un'azienda del Cusio, il quale mi informò di un progetto della delegazione di Orta San Giulio del Rotary Club per la costruzione di un orfanotrofio in Burundi. Decidemmo di aderire all’iniziativa e inviammo un contributo di € 40.000, grazie ai quali fu poi possibile realizzare la costruzione dell'orfanotrofio, dedicato ad Alessia, e gestito dalle Sorelle della Carità con casa generalizia a Novara.

Nono

Coincidenze non casuali

Il 26 giugno del 2007 stavo riordinando dei ritagli di giornale delle varie iniziative legate all’associazione, per poi pubblicarli sul nostro sito, quando casualmente - non so perché - aprii una cartelletta gialla che riguardava Alessia. Mi capitò in mano una lettera scritta da mia figlia nel 2002 e indirizzata a una certa suor Vittoria. Cercai di ricordare chi era quella sorella e mi venne in mente che era la suora nata in Burundi e ricoverata nel 2002 all’ospedale di Vercelli, nella stessa stanza di Alessia.
Così contattai immediatamente le Sorelle della Carità, alle quali avevo consegnato l’assegno con i fondi necessari per l’avvio dei lavori di costruzione dell’orfanotrofio. Mi confermarono che questi soldi sarebbero stati inviati in Burundi, e che gli avrebbe portati proprio suor Vittoria.

09
10
Decimo

Il disegno di Alessia

Un caso? No, per me non lo è. Si tratta di un segno; non so perché, ma Alessia ha voluto che la sua prima casa fosse in Burundi. Probabilmente da lassù ha orchestrato questo disegno. Ha voluto dare gioia a quella suora missionaria che era stata sua compagna di stanza nel 2002 e ha anche voluto che fosse proprio lei a portare i soldi per l'avvio dei lavori.
Penso che Alessia stia preparando qualcosa di speciale per il suo Ecuador e la sua Quito. Non so quando arriverà quel momento, ma so che, prima o poi, accadrà.

Aiutaci ad aiutare!

Sostieni Casa ALESSIA

Puoi devolvere il tuo 5x1000 utilizzando il seguente codice fiscale: 94050570038

Oppure puoi effettuare donazioni per sostenere i nostri progetti al C/C: IT97M0503410109000000011000 domiciliato presso Banco BPM - Novara

NB: Ricordiamo ai nostri generosi sostenitori che per questioni fiscali è opportuno indicare sempre il proprio codice fiscale nelle donazioni